4 Maggio 2015
Oggi il Manchester United è la squadra britannica più famosa nel mondo. Ufficialmente è stato fondato nel 1902, ma ha origini molto più remote, umili e belle da raccontare. Manchester, alla fine dell'800, era la principale città industriale inglese, e nella classe operaia furoreggiava il gioco del football. Oltre alle fabbriche, Manchester vantava una rete di trasporti all'avanguardia: treni e navi collegavano il comprensorio al resto dell'Inghilterra e all'Irlanda con una capillarità sconosciuta nel resto del Regno Unito. Il fiore all'occhiello erano le ferrovie: la Lancashire & Yorkshire Railway, creata nel 1847, quartier generale alla Victoria Station, aveva via via inglobato numerose piccole compagnie della zona, si occupava in particolare dei collegamenti pendolari con la vicina Liverpool e nel 1904 sarebbe diventata la prima azienda ferroviaria inglese a elettrificare le linee, abbandonando via via le locomotive a carbone.
Magazzini e officine della Lancashire & Yorkshire Railway si trovavano a Newton Heath, sobborgo a nord-est di Manchester, ex brughiera agricola convertita all'industria, soprattutto meccanica: ma i residenti lavoravano anche nelle miniere e nel distretto tessile di Bradford. Furono proprio i dipendenti del grande deposito della LYR a fondare il Newton Heath FC, nel 1878. Team amatoriale, una specie di dopolavoro creato per consentire lo svago della manodopera. Prime maglie verdi e oro, i colori aziendali. Prime amichevoli contro i colleghi di altre compagnie di trasporti. Primo derby sentito contro il Newton Heath Loco, la formazione del reparto locomotori dell'azienda. Primo campo domestico il North Road Ground, preso in affitto dall'amministrazione della cattedrale cittadina, usato anche per il cricket e presto ribattezzato dagli habituè "muddy bog", palude di fango: quando c'era la partita i giocatori si cambiavano al Three Crowns, un pub situato in fondo alla strada. Prima gara riportata dalle cronache: il 6-0 subìto dalle riserve dei Bolton Wanderers il 20 novembre 1880.
Il Newton Heath aveva nomea di squadra dura ma leale. Dopo aver raggiunto i vertici dei tornei amatoriali locali, nel 1886 il grande passo con l'esordio in un match ufficiale: il 2-2 col Fleetwood Rangers nel primo turno della FA Cup, il torneo più antico e prestigioso del mondo. Fu anche l'occasione della prima polemica: vista la parità, i verdeoro chiesero che fosse ripetuta la partita, mentre l'arbitro decise di disputare i supplementari; al rifiuto del Newton Heath, il Fleetwood fu dichiarato vincitore a tavolino. La strada era però aperta: furono ingaggiati i primi giocatori estranei all'ambito operaio e nel 1892, dopo il secondo posto nella Football Alliance, lega parallela a quella federale, ci fu la fusione tra queste realtà e arrivò la lieta novella dell'accettazione della squadra nella First Division, il campionato inglese, istituito appena quattro anni prima.
La società si staccò dalla casa madre LYR e si rese finanziariamente autonoma, formando un azionariato diffuso di duemila soci con quote di una sterlina ciascuno. La rosa era formata per lo più da scozzesi, ben nove: il jolly Fred Erentz, il difensore Andy Mitchell, il centrocampista Willie Stewart, gli attaccanti Jimmy Coupar, Bob Donaldson, Adam Carson, Jim Hendry, Tommy Fitzsimmons e Joe Cassidy. Gli altri erano inglesi: il portiere Jimmy Warren, i difensori John Clements e George Perrins, gli attaccanti Alf Farman e Billy Hood. Li allenava Alf Albut, personaggio tuttofare che si occupava anche di segreteria e amministrazione.
L'esordio del Newton Heath avvenne il 3 settembre 1892 a Blackburn, davanti a ottomila spettatori: sconfitta 4-3, storico gol rompighiaccio di Donaldson, un ex prelevato proprio dai Rovers, che con 66 reti in 147 match diventerà il miglior marcatore nella storia del club. La prima vittoria al settimo turno, il 15 ottobre: spettacolare 10-1 al Wolverhampton nel delirio del pubblico di North Road, con triplette di Donaldson e Stewart, acuti di Carson, Farman, Hendry e Hood. La stagione finì in gloria: il Newton Heath si classificò ultimo, ma si salvò vincendo contro pronostico il playout con il quasi omonimo Small Heath di Birmingham, vincitore della Second Division (1-1 e poi 5-2 nel replay, disputato il 27 aprile 1893).
L'annata seguente fu altrettanto complicata: il Newton Heath rimase ancora in fondo alla graduatoria, ma stavolta non se la cavò a buon mercato. Il 28 aprile 1894 perse 2-0 lo spareggio con il Liverpool e diede l'addio al massimo campionato.
Nel frattempo era cambiato il terreno di gioco: il management delle ferrovie aveva rifiutato di coprire i costi dell'ampliamento delle piccole tribune di North Road e l'autorità della cattedrale aveva alzato il canone di affitto. Così i soci del Newton Heath cercarono una nuova casa: la trovarono tre miglia più in là, a Bank Street, vicino a uno stabilimento chimico, e per pagarsela vendettero anche gli spalti del vecchio stadio per cento sterline. Si narra che, quando il Newton Heath era in svantaggio, le ciminiere della fabbrica contigua emanassero più fumi acri per disorientare i calciatori ospiti. Cambiarono - lo dice qualche testimonianza, non c'è la certezza storica - pure i colori delle maglie: dal verde e oro al bianco e rosso.
In seguito il Newton Heath non riuscì più a tornare nell'Olimpo e via via crebbero i problemi finanziari: nel gennaio 1902, per far fronte ai debiti, la dirigenza organizzò una sagra di quattro giorni nel capannone fieristico di St. James Hall, a Manchester. La leggenda vuole che l'attrazione principale, un cane San Bernardo, sia scappato nottetempo con un barattolo delle offerte e sia stato trovato l'indomani dalla figlia dell'industriale birrario John Henry Davies, che, informatasi sulla storia della bestiola, convinse il padre a fare qualcosa per il club. In aprile Davies, insieme ad altri uomini d'affari locali, rilevò il Newton Heath, gli cambiò il nome in Manchester United e adottò i colori rosso e nero che oggi tutti conosciamo. Lo United giocò nello stadio del Newton Heath fino al 1910, poi passò a Old Trafford. Nel 1992, in occasione del centenario del debutto in campionato, i giocatori dello United e persino sir Alex Ferguson posarono con le repliche fedeli (ma modernamente sponsorizzate) delle divise degli antenati. E se qualche volta vedete i Red Devils giocare in giallo e verde, sapete perché. Lo stesso stemma dello United ricalca quello scelto originariamente dai ferrovieri di Newton Heath.
Se dei pionieri del Newton Heath ormai si è persa la memoria, restano scolpite nella pietra alcune vicende che li riguardano. Per esempio le bizze del portiere Warren: il 7 gennaio 1893 saltò la partita di Stoke, tra i pali si improvvisò Stewart e la squadra fu travolta 7-1; lui dichiarò di aver semplicemente perso il treno, la società non gli credette, lo sospese per un mese e a fine stagione lo cedette al Walsall. E soprattutto la leggenda di Farman: si dice che fu lui, il 5 settembre 1891, nel match col Blackpool, a tirare e segnare il primo calcio di rigore della storia. In realtà quella partita si giocò a North Road il 5 dicembre, testimoni 4.000 spettatori: la manipolazione della data servì ad alimentare il campanilismo, per appropriarsi ex post della gustosa primizia.