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Gente di calcio

Storie, ministorie e controstorie dei rimbalzi del pallone

La Germania si mangiò l'Austria. E le andò di traverso

Il Wunderteam austriaco negli anni '30: Sindelar è il sesto da sinistra
Il Wunderteam austriaco negli anni '30: Sindelar è il sesto da sinistra

Il 12 marzo 1938 la Germania annette l'Austria, che nel giro di vent'anni da alma mater di un grande impero continentale diventa un'anonima provincia del Reich, ribattezzata Ostmark da Hitler, che è proprio di natali austriaci. Il 12 marzo è un sabato, il campionato è fermo perché dovrebbero disputarsi gli ottavi di finale Coppa d'Austria: ma per l'indomani, domenica 13, è stato annunciato il plebiscito, ultima disperata carta delle deboli autorità di Vienna per evitare la fagocitazione nell'orbita tedesca. Perciò tutte le partite vengono rinviate sine die, tranne una: FC 33-First Vienna, derby che va in scena proprio domenica 13 sul campo del sobborgo di Favoriten, con la vittoria degli ospiti per 3-1. Si gioca nelle ore drammatiche in cui salta il plebiscito e le SS occupano la capitale, prendendo il potere.

L'insediamento della nuova leadership filonazista, che governerà l'ex Paese sovrano ridotto a Gau fino alla fine della guerra, comporta conseguenze drammatiche anche nello sport austriaco. Ecco alcune delle vicende più significative nel calcio, che, essendo molto seguito dalla popolazione, attira le attenzioni morbose del regime.

I nomi delle squadre. L'ossessione di tutte le dittature per la forma induce i nuovi padroni del Paese a ribattezzare le società i cui nomi sono ritenuti politicamente scorretti, con i consueti risultati tragicomici. All'Austria Vienna viene imposta la nuova denominazione di Ostmark: debutta in questa veste a campionato in corso, nello 0-0 del 27 aprile 1938 con l'Admira, e lo mantiene nelle ultime quattro giornate del torneo. Già in luglio, però, ritrova il nome originario: è l'unico caso di retromarcia. I nazisti cercano il consenso popolare anche attirando nella propria orbita i club minori. Al Wacker Wiener Neustadt, club del Niederosterreich fondato da ferrovieri e appena promosso in prima divisione, viene "consigliato" di chiamarsi Reichsbahn ("Ferrovie del Reich") per potersi iscrivere al campionato. Lo Slovan Vienna, squadra della minoranza cecoslovacca, diventa Sparta. Il 1° dicembre 1938 l'Austro-Fiat (espressione calcistica dello stabilimento automobilistico di Floridsdorf) si rinomina Amateure-Fiat. A tutte le società viene imposta la forma dilettantistica, allo scopo di controllarle meglio.

Hakoah Vienna. La squadra della comunità ebraica, una delle maggiori realtà agonistiche e sociali del Paese, è stata fondata nel 1909 come parte di una polisportiva. Hakoah in lingua ebraica significa "forza": il miglior risultato agonistico è lo scudetto conquistato nel 1925, ma il team diventa in breve un simbolo sionista riconosciuto nel mondo. Ha tifosi eccellenti come Franz Kafka e fa frequenti tournée estere, anche negli Usa, dove raccoglie simpatie e fondi dai fuoriusciti ebrei: nel 1926 richiama 46.000 spettatori per un'amichevole a New York. Nel momento dell'Anschluss milita in seconda divisione: uno dei primi atti ufficiali delle autorità naziste, già il 14 marzo, è lo scioglimento dell'Hakoah, con annesse confisca delle strutture (sede, stadio, palestre), persecuzione di soci (che sono 5.000, un record per l'epoca) e atleti. Il 18 aprile sarebbe in calendario la partita di Coppa d'Austria col Simmering, ma non si disputerà mai. L'Hakoah si riformerà a guerra finita, ma l'attività della sezione calcistica cesserà definitivamente nel 1949.

Olympia 33. Questa società ha una storia molto particolare, che attira da subito l'interesse dei gerarchi tedeschi. Si tratta infatti di una nicchia gemmata dal partito comunista austriaco. Ha sede a Breitensee, distretto occidentale di Vienna, ed è stata fondata dal militante Erwin Puschmann come Arbeitersportklub (cioè società sportiva dei lavoratori: un nome, un programma) Olympia 33 per consentire alla gioventù di simpatie rosse - spesso disoccupata in quegli anni di grave recessione - di praticare calcio e pallamano, ma soprattutto per fare propaganda politica. Puschmann entra presto nella lista nera dei nazisti ed è costretto a fuggire: prima a Mosca, poi tra Praga, la Jugoslavia e Parigi. Quando rientra clandestinamente in patria, viene arrestato e giustiziato. Senza di lui, gli altri soci non si scoraggiano e fanno dell'Olympia una formidabile cellula di resistenza civile: impossibilitati a disputare regolari campionati, si limitano alle amichevoli, preziose occasioni per far circolare i fogli illegali e allacciare rapporti con gli altri gruppi antinazisti. Le autorità stringono la morsa sui sodalizi sportivi, considerati organizzazioni di facciata create per coprire l'opposizione politica attiva. L'Olympia è costantemente nel mirino: i suoi soci ingaggiano un'astuta e rischiosa partita a scacchi col regime. Nel febbraio 1939 un blitz della Gestapo nella sede porta all'arresto di 48 persone e allo scioglimento del club. I militanti lo rifondano subito con un nome che dà meno nell'occhio e continuano l'attività sotterranea di propaganda, dribblando abilmente quasi tutte le intromissioni della polizia politica. La Gestapo è letteralmente ossessionata da questi indomiti avversari: le frequenti perquisizioni non danno risultati tangibili, i pochi materiali equivoci trovati sfociano in condanne miti. Nell'ottobre 1940 l'unica mini spallata: vengono incriminati per tradimento 33 soci, ma le prove sono deboli e solo a quattro di loro vengono inflitte pene detentive tra i 12 e i 30 mesi. I reduci dell'Olympia 33 continuano la resistenza fino a contribuire, nel loro piccolo, alla vittoria sui nazisti: secondo il Centro di documentazione della resistenza austriaca, 24 di loro sono morti in prigione o nei campi di concentramento. A guerra finita, l'Olympia 33 ritroverà la denominazione originaria, continuerà l'attività sportiva e sfumerà la connotazione politica: il punto più alto saranno le due partecipazioni alla serie A austriaca, nelle stagioni 1957/58 e 1958/59, lanciando l'attaccante Kovazh in nazionale. Nel 1961 la fusione con lo Slovan di Vienna.

Il campionato. La Nationalliga, torneo nazionale, dal 1938 al 1944 diventa Gauliga, cioè torneo regionale, la vincente del quale è ammessa alla fase finale del campionato tedesco. Proprio nel 1938/39, per la prima volta nella storia, partecipano al massimo campionato austriaco anche squadre non viennesi. I team austriaci sono talmente forti che i campioni regionali vanno regolarmente a fare la voce grossa alle finali di Berlino, dove a fine stagione si sfidano i 18 campioni dei Gaue (i 16 tedeschi, più quelli di Austria e Cecoslovacchia) per il titolo del Reich. L'Admira Vienna è finalista nel 1939 (perde 9-0 dallo Schalke), il Rapid Vienna è semifinalista nel 1940 (sconfitto dal Dresda, vince 5-2 la finalina col Mannheim). Nel 1941 il magnifico sacrilegio che fa arrabbiare lo stato maggiore nazista: il Rapid conquista il titolo. Nella leggendaria finale di Berlino, il 22 giugno, supera 4-3 lo Schalke, rimontando lo svantaggio iniziale di tre reti in capo a una stagione in cui perde appena 4 partite su 26, segnando la bellezza di 112 gol. Un'impresa che ispira anche un film. Il First Vienna è finalista nel '42 e semifinalista nel '43, anno in cui trionfa in Coppa di Germania: 3-2 ai supplementari nella finale di Stoccarda contro l'Amburgo. La stessa cosa ha fatto il Rapid già nel 1938, ma quell'edizione della coppa resta solo ufficiosa.

La nazionale. L'Austria, con il suo Wunderteam, è una delle nazionali-guida degli anni '30. Gioca un calcio spettacolare, trabocca di campioni e ottiene risultati importanti, benché inferiori al suo valore tecnico: vittoriosa nella Coppa Internazionale del 1932, quarta ai Mondiali del 1934, argento alle Olimpiadi del '36. Poi, l'Anschluss: la federazione austriaca viene sciolta il 28 marzo 1938 e il successivo 3 aprile al Prater di Vienna, sotto gli occhi della créme del nazismo, si gioca l'amichevole Austria-Germania per celebrare la confluenza obtorto collo del Wunderteam nella nazionale tedesca. La partita, assai strombazzata dal regime, assume presto i contorni di un episodio di resistenza sportiva. L'Austria, che ha perso da poco il mitico ct Hugo Meisl, è trascinata in campo da un campionissimo come Matthias Sindelar - che non simpatizza per la Germania nazista, anzi: vedi la voce seguente - e interpreta la gara come una rivincita sportiva sugli invasori. I quali si sono cautelati "consigliando" agli austriaci di non impegnarsi troppo, e soprattutto di perdere senza troppi piagnistei. Il patto di non aggressione dura un tempo: poi Sindelar si stufa di fare cinema e gioca per davvero. L'Austria vince 2-0, tra l'ira dei gerarchi e l'entusiasmo dei 60.000 del Prater imbandierato con le svastiche. Dopo quella partita - che significativamente non è mai stata riconosciuta come ufficiale né dal calcio tedesco, né da quello austriaco, né tantomeno dagli archivi della Fifa - il meglio della squadra austriaca diventa di botto tedesco: la Germania è tra le favorite per l'imminente Mondiale francese. Trapianto ardito, infatti il rigetto è istantaneo: lo squadrone tedesco viene clamorosamente eliminato al primo turno dalla Svizzera. In Francia, 9 dei 22 convocati sono austriaci: il portiere Raftl, il difensore Schmaus, i centrocampisti Pesser, Mock, Skoumal, Wagner e Stroh, gli attaccanti Hahnemann e Neumer. Lo spogliatoio è diviso: i due clan si malsopportano e ogni occasione è buona per litigare. Quando, durante un allenamento, la stella dell'Austria Vienna Josef Stroh ingaggia una sfida di palleggi funambolici con il tedesco doc Fritz Szepan, il giochino accende il tifo dei rispettivi connazionali fino a sfociare in una rissa tra compagni di squadra. Il ct Herberger attribuisce il fallimento della spedizione proprio al fatto che i rinforzi austriaci non si sono inseriti nel gruppo.

Sindelar simbolo dei ribelli. Non tutti i nazionali austriaci accettano di giocare per la Germania nazista. Tra questi ci sono due stelle di prima grandezza: Matthias Sindelar, detto Cartavelina per il fisico esile ma anche Mozart per la tecnica da fuoriclasse, e Karl Sesta, terzino di valore mondiale. Sono gli unici, nella famosa partita del 3 aprile 1938, a non esibire il saluto nazista: quelle braccia tenute ostinatamente lungo i fianchi impressionano la gente e diventano seduta stante il primo simbolo della ribellione silenziosa dei giusti. Proprio loro, in quel pomeriggio di emozioni paradossali, firmano i gol che abbattono i tedeschi. Sindelar al 62' con un destro a seguito di azione manovrata, Sesta 9' dopo con un tiro da lontanissimo che assume una traiettoria balorda e sorprende il portiere. Proprio loro, in seguito, diventano bersagli della Gestapo, che ne sorveglia ogni mossa sperando di coglierli in fallo. Sindelar, oltre che austriaco, è ebreo e antinazista: rifiuta la convocazione nella nazionale del Reich e le autorità gliela giurano. Però è un idolo popolare, non possono toglierlo di mezzo apertamente: lo pedinano e pian piano lo isolano. Lui potrebbe fuggire, ma resta a Vienna: spiega di voler dare speranza agli altri, meno famosi, che non possono scappare. Finché, il 23 gennaio 1939, viene trovato morto in casa insieme alla compagna, l'ebrea italiana Camilla Castagnola, conosciuta a Milano: la versione ufficiale parla di monossido di carbonio letale sprigionato dalla stufa difettosa, qualcuno ipotizza il suicidio per depressione, c'è ovviamente l'ombra dell'omicidio politico. Non si saprà mai la verità: la Gestapo fa sparire tutti i rapporti sul caso. Nonostante i divieti delle autorità, al funerale migliaia di viennesi scendono in strada in lacrime. Meno tragico il destino di Sesta, il cui padre è assassinato dai nazisti: dopo lo sgarbo del Prater viene arrestato e diffidato, alla lunga cede e nel 1941, a 35 anni, acconsente a militare nella nazionale tedesca, con cui gioca tre volte. Altri austriaci lasciano con un palmo di naso i tedeschi: subito dopo l'Anschluss, Camillo Jerusalem dell'Austria Vienna scappa in Francia per giocare nel Sochaux; e Karl Zischek, ala destra del Wacker Vienna, tra le stelle del Mondiale 1934, si ritira dalla nazionale per non dover dire sì alla federazione tedesca.

Guarda la sconfitta della nazionale del Reich al Mondiale 1938: Svizzera-Germania 4-2

Guarda Rapid Vienna-Schalke 4-3 del 22 giugno 1941, finale del campionato tedesco

Guarda il film ispirato al trionfo del Rapid a Berlino

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