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Gente di calcio

Storie, ministorie e controstorie dei rimbalzi del pallone

L'epopea del Saarland, la terza nazionale tedesca

La nazionale del Saarland che ospitò la Germania Ovest nel marzo 1954. In piedi: Philippi, Otto, Momber, Schirra, Martin, Binkert, Clemens; accosciati Keck, Puff, Strempel, Siedl
La nazionale del Saarland che ospitò la Germania Ovest nel marzo 1954. In piedi: Philippi, Otto, Momber, Schirra, Martin, Binkert, Clemens; accosciati Keck, Puff, Strempel, Siedl

Il Saarland è una regione tedesca che nel '900 ha rimbalzato più volte tra Francia e Germania. Trovandosi giusto sul confine era un boccone prelibato, per i giacimenti di carbone e la forte industrializzazione: quindi puntualmente al centro di crisi, rivendicazioni territoriali, guerre. Parte dell'impero prussiano fino al 1918, nel 1920 con il trattato di Versailles è diventato protettorato anglo-francese, nel 1935 dopo un plebiscito è passato sotto la Germania nazista, nel 1945 è tornato sotto l'egida di Parigi e solo nel 1957, dopo che un referendum ha bocciato l'ipotesi della totale indipendenza, è definitivamente diventato un Land della Germania Occidentale.

Quest'altalena geopolitica ha avuto risvolti calcistici curiosissimi: dopo la seconda guerra mondiale anche le squadre dell'area della Saar hanno dovuto scegliere da che parte stare. E le più seguite non erano realtà di poco conto: il Saarbrucken nel 1943 aveva perso la finale scudetto tedesca (3-0 dal Dresda a Berlino) e l'anno dopo era giunto ai quarti di finale, mentre il Borussia Neunkirchen vantava numerosi piazzamenti nell'Oberliga regionale tiranneggiata dal Kaiserslautern. Nel 1948 la Fifa prese atto della peculiare situazione politica e diede un principio di autonomia al Saarland, che il 25 luglio si staccò dalla federcalcio tedesca, provocando lo scisma anche tra le società.

La stragrande maggioranza dei club locali prese parte al neonato campionato nazionale saarlandese, ma il capofila Saarbrucken - che schierava i giocatori migliori del comprensorio - preferì aderire alla più competitiva seconda divisione francese, adattando il nome in Sarrebruck. Le autorità parigine furono inizialmente soddisfatte, poiché questo garantiva la sottrazione della regione contesa all'influenza tedesca; ma finirono in grave imbarazzo quando, nel 1949, il Sarrebruck-Saarbrucken stravinse il torneo cadetto con largo margine sul Bordeaux, conquistando sul campo la promozione nella massima serie. Salto in alto che gli fu negato, insieme al trofeo per la vittoria in campionato, poiché era impensabile accogliere nell'élite francese una squadra tedesca. Il Saarbrucken se ne adontò, prese cappello e per due stagioni si autorelegò nel limbo, limitandosi a disputare amichevoli di lusso e a organizzare un prestigioso torneo internazionale parallelo, che, grazie alla presenza di squadre di buon livello, ottenne più successo della fragile Ehrenliga locale. Quest'ultima, infatti, ebbe vita brevissima: durò appena tre annate.

Nel 1951 il campionato della Saar tornò a far parte del sistema calcistico tedesco, riaccolse il "faro" Saarbrucken e se ne giovò: la squadra più amata si issò subito fino alla finale per il titolo, persa 3-2 contro lo Stoccarda il 22 giugno 1952 a Ludwigshafen. Il protettorato invece rimase politicamente autonomo, al punto di ottenere l'affiliazione al Cio e alla Fifa: il passaporto calcistico arrivò il 12 giugno 1950, troppo tardi per partecipare al Mondiale brasiliano. Il Saarland si mostrò per la prima volta al mondo dello sport allestendo una propria rappresentativa alle Olimpiadi di Helsinki 1952, sotto la bandiera rossa e blu. E nel calcio, forte di una robusta tradizione, riuscì ad assemblare una nazionale di tutto rispetto: ebbe una parabola lampo, disputando appena 19 partite ufficiali tra il novembre 1950 e il giugno 1956, ma bella da raccontare. E attinse a piene mani proprio dal transfuga Saarbrucken, usandone lo stadio Ludwigspark come campo domestico e convocandone parecchi giocatori. La maglia era bianca e i pantaloncini blu, viceversa la seconda divisa: i calzoncini sempre a strisce in tinta. I kit da gioco erano talmente preziosi che il guardiano dello stadio era incaricato di assicurarsi che nessun giocatore se li portasse a casa, com'era prassi a quell'epoca non ancora intrisa di merchandising.

La specialissima nazionale del Saarland, inizialmente affidata al franco-austriaco Auguste Jordan, fece due debutti. Uno ufficioso, il 31 maggio 1950 contro il Liverpool, battendolo 4-1; e uno ufficiale, il 22 novembre 1950, superando 5-3 in amichevole la Svizzera B. La federazione del protettorato francese si iscrisse orgogliosamente alle qualificazioni al Mondiale svizzero del 1954 e il sorteggio le giocò il più simpatico degli scherzetti, mettendola nello stesso girone eliminatorio della Germania Ovest. Il vicino colosso era anch'esso all'esordio ufficiale dopo il lungo bando postbellico. Il doppio confronto con la madrepatria rimase il punto più alto e indimenticabile della parabola calcistica saarlandese. Un derby dalle mille sfaccettature, visto che, oltre ai giocatori, dal 1952 anche l'allenatore era tedesco, per giunta orientale: Helmut Schoen, nato a Dresda ed emigrato all'ovest per lavoro.

Prima delle storiche sfide fratricide coi tedeschi, il Saarland aprì il girone con un'epica vittoria a Oslo sulla Norvegia: si trovò sotto di due gol dopo un quarto d'ora; dovette spendere subito l'unico cambio consentito; poco dopo rimase in dieci per l'infortunio di Puff; eppure non ebbe paura: finì per rimontare e trionfare 3-2, grazie ai gol di Binkert, Otto e Siedl, ispirati dalla gran giornata del rifinitore Clemens, che giocava in Francia, nel Nancy. I tedeschi occidentali in Norvegia avevano solo pareggiato: così l'11 ottobre 1953, a Stoccarda, il Saarland si presentò al primo storico faccia a faccia da capolista del girone. In proporzione, era come se l'Abruzzo mettesse spalle al muro l'Italia: una piccola regione contro una grande nazione. Per il big match Schoen schierò dieci giocatori del Saarbrucken, più il solito "intruso" Clemens.

Il Neckarstadion era esaurito, 55.000 spettatori, con gli ospiti mischiati felicemente ai tifosi di casa, in una sorta di riunione familiare: alla fine erano tutti tedeschi, solo la stramba contingenza li divideva. Alla vigilia dell'inedito derby Sepp Herberger, guru della favorita Germania Ovest, ammonì che non sarebbe stata una passeggiata. I suoi, ancora in formazione sperimentale - pochi dei giocatori schierati quel giorno avrebbero disputato, nove mesi dopo, la vittoriosa finale mondiale di Berna con l'Ungheria - lo preserio in parola: il Saarland fece bella figura, mostrò ottime trame e grande spirito di sacrificio, ma i tedeschi occidentali alla distanza impose la caratura tecnica superiore. Il 3-0 fu fissato dalla doppietta di Morlock e dall'acuto di Schade.

La gara di ritorno, giocata a Saarbrucken il 28 marzo 1954, assunse ancora più un'aura a metà tra l'evento memorabile e la festa popolare. Il Ludwigsparkstadion, appena ristrutturato, accolse ben 53.000 spettatori, con tantissima gente rimasta fuori e appollaiata sugli alberi circostanti per non perdersi l'appuntamento con la storia. Quel pomeriggio - era una domenica - l'intera regione si fermò: furono allestiti treni speciali e corse straordinarie degli autobus, la stampa esaltò della "più grande festa del calcio mai vista nella Saar". L'atmosfera sugli spalti era talmente carica che, temendo che le emozioni traboccassero e magari degenerassero, si rinunciò a suonare gli inni nazionali prima del match. Sul campo era in palio il biglietto per la Svizzera: in caso di vittoria, il Saarland avrebbe raggiunto in classifica i cugini, costringendoli allo spareggio - già fissato a Parigi - per qualificarsi ai Mondiali. Il piccolo Davide giocò ancora una volta meglio di Golia, però dovette soccombere: la Germania Ovest vinse 3-1 e timbrò il pass per la fase finale.

"Ricordo che non ero davvero infelice dopo quelle due sconfitte. Perché mi sentivo tedesco e mi sarebbe spiaciuto se la squadra in cui avevo sognato di giocare fin da ragazzo non fosse andata in Svizzera. Se anche avessimo vinto, al Mondiale noi non avremmo avuto alcuna chance", disse più tardi la mezzala Kurt Clemens, il leader della squadra saarlandese, temuto dagli avversari per la tecnica sopraffina e la grande visione di gioco.

Al Mondiale elvetico la Germania Ovest stupì tutti: in finale rimontò la favoritissima Ungheria, anche se su quel trionfo rimane ancora oggi forte il sospetto del doping. Quel 4 luglio 1954 anche la gente del Saarland tifava Germania: sui tetti delle case vennero issate antenne di fortuna per captare il segnale della tv tedesca, chi non aveva un apparecchio in casa sciamò nei bar o sostò davanti alle vetrine dei negozi di elettrodomestici, che si attrezzarono con altoparlanti per diffondere nelle strade la voce dei cronisti. Alla fine anche i saarlandesi si sentirono un po' campioni del mondo. La Saar era ancora governata dalle autorità francesi, che malsopportavano questa tedescofilia e, temendo disordini, impedirono che la televisione locale trasmettesse la partitissima.

La squadra del Saarland continuò l'attività, disputando numerose amichevoli, tra cui quelle di lusso contro Uruguay (persa 7-1) e Jugoslavia (persa 5-1). La vittoria più prestigiosa fu il 7-5 inflitto alla Francia B il 9 ottobre 1955. Intanto i tempi per la riunificazione con la madrepatria erano maturi: l'ultima partita ufficiale fu disputata il 6 giugno 1956 ad Amsterdam, dove l'Olanda batté il Saarland 3-2. L'ultimo gol fu segnato da Karl Ringel all'86'. Il Saarland cessò l'attività con 19 partite all'attivo: il fedelissimo fu il difensore Waldemar Philippi, che ne giocò 18. Il 27 ottobre 1956 fu firmato il che sanciva il ritorno della regione nello stato tedesco dal 1° gennaio 1957. A sua volta, la federcalcio saarlandese confluì nella Dfb.

Dei protagonisti della saga biancoblù, solo le punte Heinz Vollmar, Gerhard Siedl e Karl Ringel ebbero poi alterne fortune nella nazionale tedesca. Il più famoso rimase il commissario tecnico: nel 1964 Helmut Schoen ereditò da Herberger la panchina della Germania Ovest, portandola a una finale mondiale (1966), a una semifinale (1970) e al successo iridato nell'edizione casalinga del 1974.

Del Saarland rimane un'icona: l'aereo da turismo, sponsorizzato da una nota marca di birra, che sorvolava lo stadio di Saarbrucken prima e durante ogni partita casalinga. Suscitava l'ilarità dei presenti e il sarcasmo degli osservatori, ispirava i vignettisti più feroci, eppure anticipava di molto strategie pubblicitarie poi divenute di uso comune.

Guarda Germania Ovest-Saarland 3-0 del 1953

Guarda Saarland-Germania Ovest del 1954

Guarda la finale scudetto tedesca Dresda-Saarbrucken del 1943

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