25 Maggio 2016
Del cambio della regola del fuorigioco nel 1925 e delle conseguenti tattiche adottate da attacchi e difese abbiamo già parlato. Una delle norme più controverse, al centro di periodiche proposte di revisione, poiché si presta all'esasperazione delle strategie; né i continui ritocchi alla discrezionalità arbitrale - col proliferare di eccezioni e dettagli da valutare in una fatale frazione di secondo - hanno agevolato la pacifica accettazione di decisioni chiave.
Molte di queste idee tese a migliorare non hanno mai trovato sperimentazione pratica, restando nel campo delle teorie senza controprova. In realtà, tra tante stramberie, un paio di tentativi concreti furono messi in atto: accadde in Inghilterra e nella stessa Scozia che, nel 1925, aveva dato i natali alla regola moderna del fuorigioco.
La prima novità fu testata in una sola partita, giocata il 19 giugno 1965 al Tynecastle Park di Edimburgo tra i locali Heart of Midlothian e il Kilmarnock, squadre di prima divisione che fino a due mesi prima si erano contese lo scudetto in un duello appassionante, risolto all'ultima giornata con uno scontro diretto drammatico. Il 24 aprile, nello stesso scenario di Tynecastle, i Killies avevano battuto 2-0 gli Hearts: l'unico punteggio che permetteva loro non solo di appaiare i rivali in vetta, ma anche di sorpassarli, grazie all'infinitesimale vantaggio di 42 millesimi nel quoziente reti.
Il replay della sfida tra le migliori squadre del momento fu allestito esclusivamente per vedere che effetto faceva giocare senza offside. Che per un tempo, il primo, fu letteralmente cancellato. I risultati non furono particolarmente incoraggianti: l'obiettivo di segnare tanti gol fu centrato (8-2 il risultato per i rossi di Edimburgo), ma solo due di questi arrivarono entro il 45'. Rimase dunque un fatto isolato, al limite della provocazione, e a dirla tutta fallì miseramente.
Ben più credibile - e discusso, e osservato da tutto il mondo con attenzione - ciò che avvenne una decina di stagioni dopo. Il 10 giugno 1972 la Football Association inglese chiese e ottenne dall'International Board, riunita a Vienna, di far disputare due delle sue manifestazioni minori per club adottando una regola 11 modificata, in cui la posizione irregolare veniva sanzionata soltanto nelle ultime 18 yards del campo, cioè nei 16 metri dell'area. La "zona proibita" fu evidenziata semplicemente prolungando fino alle linee laterali la riga tracciata sul lato lungo dell'area di rigore. Le "cavie" erano il Torneo Anglo-Italiano e la Metropolitan League 1972/73, che coinvolgeva le formazioni minori londinesi. Lo stesso fece, l'anno seguente, la Scottish Football Association, che ancora dietro autorizzazione della Fifa decise di sperimentare un'analoga novità nella tradizionale Coppa di Lega e nella meno nota Drybrough Cup, torneo amichevole estivo sponsorizzato da una marca di birra che confrontava squadre di prima e seconda divisione.
Gli esiti furono interessanti: senza il timore di cadere nella trappola le squadre impararono ad allungarsi, inizialmente il gioco scorreva più fluido, veloce, verticale. Poi, certo, bisognava stare attenti nella fase di finalizzazione: ma una volta arrivati al limite dell'area il più era fatto. Insomma, lo spettacolo parve giovarsene. Anche se più d'uno cedette subito alla tentazione di affidarsi copiosamente ai tradizionali lanci lunghi, anziché arrivare al tiro col fraseggio, non di rado piazzando tutti gli attaccanti - e di conseguenza tutti i difensori - giusto a ridosso della linea fatidica.
La Fifa seguì con particolare attenzione la sperimentazione scozzese: tanto che il presidente Stanley Rous si presentò in tribuna ad Hampden Park, per la finale di Coppa di Lega tra Dundee e Celtic del 15 dicembre 1973. Più che per il fuorigioco ridotto, però, quella gara passò agli annali per l'inclemenza del tempo: nevicava, il campo era impraticabile, eppure si giocò lo stesso tra fango e ghiaccio; c'era poco pubblico, poiché lo sciopero di minatori e ferrovieri limitava i trasporti; e, nel bel mezzo di una crisi dell'approvvigionamento di energia, fu anticipato il calcio d'avvio dalle 15 alle 13.30 per dribblare l'oscurità ed evitare di impiegare i generatori di corrente. Si malignò che il mancato rinvio fosse proprio un discutibile omaggio all'illustre ospite.
Esaurito il test, la federcalcio scozzese produsse un dossier con i commenti degli addetti ai lavori, arbitri compresi: che non furono proprio entusiasti. Il patriarca Jock Stein, tecnico del Celtic, disse che "usare ogni volta regole diverse tra campionato e coppe disorienta i giocatori". Harry Hood, che nella semifinale-derby coi Rangers fece tripletta e si vide cancellare un quarto centro proprio per fuorigioco, sorrise: "Il terzo gol con la regola normale sarebbe stato annullato". Il capitano dei Bhoys, Billy McNeill, bocciò senza appello la prova: "Facilita il lavoro dei difensori, però ammazza il gioco". L'influente giornalista Glenn Gibbons chiosò: "Il fuorigioco sulle 18 yards è pericoloso per la qualità del gioco, perché taglia fuori i centrocampisti e istiga al lancio lungo".
Il report fu presentato alla successiva riunione dell'International Board, il 9 luglio 1974 a Rottach-Egern (Germania). Per prevenire le già abbozzate derive tattiche speculative la federazione scozzese chiese di ripetere la prova allontanando dalla porta la linea del fuorigioco, riattestata sulle 25 yards: ma la Fifa rispose picche. Allora si confermò l'esperimento delle 18 yards per un'altra stagione, con le medesime modalità operative e nelle medesime occasioni: il fuorigioco mignon continuò a non convincere. "L'esperimento - scrisse il columnist Ian Archer - va sicuramente sepolto: offre solo un instant football, uno sport di convenienza, un vino diluito. Si è giocato a basket con i piedi, e quando un attacco veniva interrotto a un'estremità del campo, la palla viene subito gettata all'altra estremità". La linea tracciata sul limite dell'area di rigore, dunque, induceva allenatori e giocatori a scavalcare il centrocampo per cercare immediatamente le punte: non era matematico segnare di più, ma di sicuro si giocava peggio.
Consumato senza clamori quest'altro capitolo, l'inedito esperimento britannico finì mestamente nel dimenticatoio: la stessa International Board non ne discusse mai più. Il fuorigioco rimase il rebus che tutti ancora conosciamo a ogni partita.
Guarda la sintesi della finale di Coppa di Lega 1973
Guarda uno spezzone di Celtic-Hibernian 6-3, finale di Coppa di Lega del 26 ottobre 1974