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Gente di calcio

Storie, ministorie e controstorie dei rimbalzi del pallone

L'errore che lanciò la grande Olanda

Verheyen sta per segnare, Schrijvers è fuori tempo, ma il guardalinee sovietico ha già la bandierina alzata

Verheyen sta per segnare, Schrijvers è fuori tempo, ma il guardalinee sovietico ha già la bandierina alzata

Nella prima metà degli anni Settanta l'Olanda ha cambiato per sempre il calcio. Eppure era estrema periferia: ultima partecipazione al Mondiale nel 1938, zero trofei con i club. Poi, improvviso, il boom: dal 1969 in poi cinque finali consecutive di Coppa Campioni, di cui quattro vinte, con Feyenoord e Ajax. Il Totalvoetbal divenne pian piano la moda di riferimento degli allenatori emergenti di tutto il mondo, grazie soprattutto al Mondiale di Germania '74, dove la nazionale oranje mancò il titolo, però diede uno spettacolo che si fece eco planetaria.

Ma la generazione Cruijff non avrebbe avuto a disposizione quel palcoscenico senza un banale quanto grave errore arbitrale. Accadde domenica 18 novembre 1973, allo stadio del Feyenoord di Rotterdam, durante l'ultima partita di un girone di qualificazione che Olanda e Belgio avevano dominato, non lasciando punti a Norvegia e Islanda. Le due squadre arrivarono appaiate al rendez-vous decisivo, ma I'Olanda - che con la Norvegia era passata da un estremo all'altro: 9-0 in casa, soffertissimo 2-1 segnato fortunosamente all'87' in trasferta - aveva una differenza reti migliore (+22 contro +12), quindi le andavano bene due risultati su tre.

Equilibrio. L'andata, esattamente un anno prima ad Anversa, era finita senza gol e a recriminare furono i belgi, per il legno colpito da Thissen. Il Belgio, terzo all'Europeo casalingo del '72, al quale i cugini manco si erano qualificati, era all'inizio del suo periodo migliore, concluso e culminato con la semifinale di Messico '86. L'Olanda non era ancora stellare, tutt'altro: non bastava il blocco dell'Ajax ad alimentare lo scarso credito di cui godeva. I problemi erano due: da un lato le bizze dei big, che per questioni economiche (l'entità dei gettoni di presenza) disertavano la nazionale; e dall'altro la rigidità del selezionatore Frantisek Fadrhonc, esule boemo che predicava un calcio vecchio nella patria del calcio nuovo.

Fadrhonc, fuggito dalla Cecoslovacchia nel 1948, cittadino olandese dal '66, era tutt'altro che sprovveduto. Laureato in educazione fisica a Praga, ex massaggiatore, si era brillantemente riciclato come trainer, portando a ottimi risultati squadre di secondo piano. Il capolavoro al Willem II di Tilburg: due scudetti, nel 1952 e nel '55, quando il calcio olandese era ancora dilettantistico. Era in sella dall'autunno 1970 e aveva idee tattiche d'altri tempi: i giocatori lo rispettavano come persona, ma non lo amavano come tecnico. Guidava una Ferrari come fosse un'utilitaria: la sua Olanda non impauriva nessuno, anche se era zeppa di grandi nomi. Rischiò pure di perdere Cruijff: arrivava sempre tardi ai raduni a causa dei difficoltosi collegamenti con la Spagna, molti compagni ne erano gelosi e Fadrhonc non lo proteggeva, come sarebbe stato saggio, trattandosi del fuoriclasse assoluto attorno al quale tutto ruotava.

Delitto perfetto, fischio assassino. I tulipani non erano favoriti neanche contro il Belgio, quella domenica quasi d'inverno a Rotterdam. Il ct dei diavoli rossi, Raymond Goethals, pur dovendo vincere scelse l'attendismo: il piano partita era bloccare i rivali e trasferire su di loro tutta la pressione, sicuro del fatto che, paradossalmente, col passare dei minuti sullo 0-0 avrebbero temuto la beffa, finendo per sbagliare qualcosa. Goethals vide giusto: l'Olanda tenne il pallino, ma non segnò e puntualmente, verso la fine, si fece prendere dal braccino.

Il delitto perfetto si materializzò all'ultimo minuto, quando era impossibile rimediare. Punizione dalla trequarti, il vecchio campione Paul van Himst pennellò uno strano cross di esterno destro su cui mezza difesa salì e mezza no, sperando nel fuorigioco che non scattò. Il portiere Piet Schrijvers abbozzò l'uscita ma rimase a metà strada. In questa confusione collettiva, al limite dell'area piccola, tutto solo, si trovò la palla della gloria un centrocampista tosto che segnava poco, Jan Verheyen: gli fu facile la volée nella porta sguarnita. Il momento era storico, ma l'urlo dei belgi e lo sconcerto degli olandesi durarono meno di un istante: l'arbitro sovietico Pavel Kazakov, su segnalazione del guardalinee fermo con la bandierina alzata, annullò.

Nessuno in campo protestò - erano altri tempi anche in questo - ma le immagini poi certificarono che il gol era indiscutibilmente buono. Pochi secondi più tardi Kazakov fischiò la fine, mandando l'Olanda ai Mondiali. Il Belgio centrò un incredibile primato a rovescio: fu eliminato senza aver subito alcun gol nel girone di qualificazione. 

Il dopo. Il resto è storia. Alla vigilia del Mondiale tedesco Fadrhonc fu retrocesso a vice di Rinus Michels, il guru che aveva creato il grande Ajax, aveva sublimato teoria e pratica del calcio totale e poi aveva preceduto Cruijff al Barcellona. La nazionale, fin lì non all'altezza della fama del club vincitutto, decollò, mostrò meraviglie e proiettò il football in un'impensabile modernità. La delusione della finale persa con la Germania Ovest e la bacheca rimasta vuota non scalfirono gli incalcolabili meriti della generazione Cruijff, alla quale tutti dobbiamo un grazie grande così. Ma la domanda è: che ne sarebbe stato della rivoluzione arancione senza la topica di Kazakov?

Quest'ultimo, moscovita, classe 1928, arbitrò ai massimi livelli fino al ritiro, datato 1977. Nel suo curriculum anche la finale di Coppa Uefa 1973 e due partite di Germania '74, dove fu tra i papabili per dirigere proprio la finale Germania Ovest-Olanda. Si dice che a non volerlo fu la Federcalcio tedesca: non per l'errore di Rotterdam, bensì perché connazionale di Bakhramov, il guardalinee che a Wembley nel '66 fece convalidare il gol fantasma di Hurst. È morto nel 2012.

Frantisek Fadrhonc emigrò in Grecia - dove issò l'Aek Atene alla semifinale di Coppa Uefa, persa con la Juve nel '77 - e poi finì a Cipro, dove per gli strani rimbalzi del pallone prese una piccola squadra che doveva salvarsi, il Keravnos di Nicosia: proprio lì morì d'infarto, a soli 66 anni, nell'ottobre 1981.

E il Belgio? La vendetta si serve fredda: il 20 novembre 1985, spareggio di qualificazione al Mundial messicano, eliminò l'Olanda a Rotterdam con il gol di un difensore, Grun, a 5' dalla fine.

Guarda la sintesi di Belgio-Olanda del 1972

Guarda la sintesi di Olanda-Belgio del 1973

Guarda la sintesi di Olanda-Belgio 2-1 del 1985

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Voglio tornare alla mia infanzia, dove non c'è invidia o tristezza, dove c'è sempre luce, voglio tornare alla mia infanzia, a mia madre.
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