26 Aprile 2018
Così John Alexander Brodie illustrò le reti da applicare alle porte nella richiesta di brevetto del novembre 1889
Il 26 ottobre 1889 sir John Alexander Brodie, giovane ingegnere civile, considerato uno dei creatori della Liverpool moderna, si trova con altre diecimila persone sugli angusti spalti di Anfield Road per assistere a Everton-Accrington, valida per l'ottava giornata di First Division. Lo stadio ospita le gare dei Toffees dal 1884: appartiene ai birrai Orrell ed è affittato alla squadra cittadina in cambio della modesta donazione benefica a un ospedale.
Quel giorno la partita finisce 2-2 e sono roventi le polemiche: sullo 0-1 l'ala destra di casa, lo scozzese Alex Latta, giocatore alto e robusto, dotato di corsa e gran dribbling, tira a botta sicura verso la porta e scatena l'entusiasmo della folla. L'arbitro J.J. Bentley, personaggio carismatico, tesserato per i Bolton Wanderers, tra i fautori dell'avvento del professionismo nel calcio britannico, stabilisce invece che la palla non ha centrato il bersaglio e fa riprendere il gioco con una rimessa dal fondo, tra le contestazioni del pubblico.
Gol fantasma a iosa. Non è il primo caso eclatante: è già successo altre volte. Anzi, si può dire che per i pionieri i gol sono la principale fonte di polemiche, che non di rado degenerano in risse e invasioni di campo. Per esempio, il 29 settembre 1888 i giocatori del Burnley protestano vivacemente per il punto decisivo assegnato all'ultimo minuto al West Bromwich Albion: secondo numerosi testimoni la palla calciata da Charlie Shaw è stata deviata oltre la traversa dal portiere Kay.
Poche settimane dopo, il 15 dicembre 1888, in una giornata di fitta nebbia, il Blackburn si trova sotto 0-2 in casa col Notts County e riapre la partita quando, al 60', l'attaccante Jimmy Brown esulta per un tiro che sorvola la traversa: ma l'arbitro Norris non lo vede, si fida delle urla del giocatore e assegna il punto tra lo sconcerto dei presenti, che non capiscono bene cosa stia accadendo. L'episodio scatena i Rovers, che rimontano, vincono 5-2 e salvano la lunga imbattibilità del campo amico: ma pone una volta di più il problema della certezza del gol.
Ancora, il 12 gennaio 1889 il West Bromwich sta cercando di agguantare il Notts County, avanti 2-1: si accende la disputa su una conclusione di Jem Bayliss che secondo gli uni ha centrato la porta, secondo gli altri no. Il fischietto di turno, McIntyre di Manchester, decide che la palla è uscita e gli ci vogliono dieci minuti buoni per convincere i giocatori del WBA a non abbandonare il campo per protesta. Il 29 novembre 1890 ancora l'Everton protagonista, sempre a domicilio, stavolta senza danni: nel match casalingo col Blackburn, finito 3-1, il punto degli ospiti è frutto di un tiro di Southworth che i Toffees battezzano alto ma l'arbitro considera buono.
Una serie così clamorosa di gol fantasma ha una spiegazione semplice. Le porte sono fatte dei soli legni: i pali fin dagli albori, la traversa dal 1875 (prima si tendeva un fallace nastro tra le sommità dei montanti). Non c'è alcuna rete a gonfiarsi alle loro spalle. Ci pensa l'ingegner Brodie: dopo un breve studio, il 27 novembre 1889, attraverso gli agenti Sloan e Lloyd Barnes, anch'essi di Liverpool, deposita la richiesta di brevetto dell'invenzione destinata a cambiare per sempre storia, essenza e letteratura del football.
Net pocket. La chiama net pocket, perché l'obiettivo finale è "formare una tasca in cui la palla si fermi dopo aver passato la linea di porta". Si dilunga nella spiegazione minuziosa di modalità pratiche e misure, allegando i disegni per l'applicazione pratica nel football, nel rugby e nel lacrosse (sport di squadra anglosassone, in cui bisogna segnare usando una sorta di racchetta da tennis).
Scrive Brodie nella richiesta: "Si attacca un sacco, tela, rete o altro materiale adatto alla porta [...] inclinato e disposto verso l'esterno del campo di gioco. Il materiale può essere verniciato di bianco, in modo da formare uno sfondo mediante il quale il percorso della palla può essere osservato più facilmente di quanto non sia per le porte attualmente in uso. Dove può essere fatto convenientemente preferisco racchiudere lo spazio così formato dietro la porta, in modo da formare una tasca in cui la palla possa depositarsi dopo aver attraversato la linea di porta. In questo caso preferisco usare la rete, in quanto non ostruisce la visuale e, non essendo rigida, la palla non è così suscettibile di rimbalzare fuori, [...] sostenuta da appositi montanti o aste".
E prevede pure la casistica di più di un secolo dopo, quando aggiunge che "ove ritenuto desiderabile, una o più campane o altri allarmi adatti possono essere collegati con la rete o altro materiale che forma la tasca, in modo da indicare l'impatto della palla". La goal line technology descritta nel 1889.
L'istanza dell'ingegner Brodie, registrata col numero 19.112, viene vagliata e accettata quasi un anno dopo, il 27 agosto 1890. L'idea, geniale, semplice, facilmente applicabile, non trova però subito adeguata diffusione: ha luogo un lungo tira e molla per i diritti d'uso, con le autorità calcistiche da una parte e l'inventore dall'altra, giustamente poco propenso a regalare il frutto maturo del suo ingegno. Trovato faticosamente l'accordo economico, le reti cominciano a gonfiarsi, distillando l'emozione più grande di una partita di calcio.
Immediato successo. Il primo esperimento ufficiale avviene a Nottingham il 12 gennaio 1891: l'occasione è una specie di all star game tra le selezioni North (composta da professionisti dei club settentrionali) e South (amatori delle squadre dilettantistiche londinesi e meridionali). I testimoni sono quattromila spettatori e l'arbitro Clegg di Sheffield: finisce 3-0 e - siccome al destino garba usare il calcio per ricamare i suoi ghirigori migliori - il primo a gonfiare la rete, al 15', è proprio un idolo del tifoso Brodie, il fenomenale centrattacco dell'Everton Fred Geary.
Il 24 gennaio 1891 la seconda uscita, per la sfida-esibizione tra il leggendario Corinthian e lo stesso Everton, finita 3-1 per i Toffees. Le reti riscuotono un successo immediato e strepitoso: i giornali e i tifosi accolgono con estremo favore la novità, così come i giocatori, a cominciare dai portieri. Figurarsi i salti di gioia degli arbitri: in un sol colpo si abbattono drasticamente errori e proteste.
L'Everton è naturalmente il primo club a dotare di reti le proprie porte, altri lo seguono a ruota. La consacrazione della net pocket avviene il 21 marzo 1891 al Kennington Oval di Londra: l'occasione è nientemeno che la finale di Coppa d'Inghilterra, il torneo più antico e importante del mondo. Blackburn-Notts County finisce 3-1 e rappresenta il debutto in società della clamorosa novità.
L'Ifab, riunita a Glasgow il 2 giugno 1891, benedice le reti anche se non le cita ufficialmente nel verbale: i custodi del regolamento, concentrati in quel frangente su altri cambiamenti epocali - l'introduzione del calcio di rigore, la creazione della figura del guardalinee e la cristallizzazione delle misure del campo, tutte fissate in quella storica sessione - ne consigliano caldamente la progressiva adozione a ogni livello. Con l'inizio della stagione 1891/92 quasi tutte le squadre di First Division adottano la net pocket disegnata dall'ingegner John Brodie, che così diventa una delle principali protagoniste delle emozioni del calcio.
Il seguito. L'Everton, che vive un momento di grazia, conquista nella stagione 1890/91 il primo scudetto della sua storia: nel 1892, irretito dalla richiesta di un affitto raddoppiato, si trasferisce a Goodison Park e lascia Anfield al neonato Liverpool, fondato proprio da transfughi biancoblù.
Fred Geary, classe 1868, attaccante rapidissimo e letale, definito "il primo giocatore dell'Everton a catturare l'immaginazione dei suoi tifosi", vive una parabola emblematica: segna gragnuole di gol per i Toffees (86 in 99 partite, 21 dei quali nella stagione del titolo), debutta in nazionale con una tripletta (Inghilterra-Irlanda 9-1 del 15 marzo 1890), firma il primo gol a Goodison Park (Everton-Bolton 3-1, amichevole giocata il 24 agosto 1892) e si ritira nel 1898, giocando le ultime tre annate coi rivali del Liverpool, ma vedendo il campo a singhiozzo a causa dei frequenti infortuni. Appese la scarpette al chiodo, Geary diventa il giardiniere responsabile del terreno di gioco dell'Everton.
Le reti vengono adottate stabilmente nel calcio e nel lacrosse, oltre che in numerosi altri sport di squadra in cui il punteggio dipende dal centrare un bersaglio. Il rugby, invece, continua ad affidarsi all'occhio umano per stabilire se un calcio ha centrato i pali o la loro immaginaria continuazione.
E John Brodie? Accumula commesse e onori, anche oltre le bianche scogliere di Dover. Tra i primi fautori dell'uso massiccio dei prefabbricati, lavora al porto e alla definizione urbanistica delle strade cruciali e delle periferie di Liverpool. La realizzazione che lo consegna ai posteri è il Mersey Tunnel, ardita galleria subacquea lunga due miglia che attraversa il fiume, costruito tra il 1925 e il 1934: un'opera straordinaria, da record per l'epoca. Nel 1912 viene chiamato a disegnare l'assetto urbanistico di Nuova Delhi, capitale dell'India colonia britannica. A dispetto dei numerosi grandi progetti firmati, Brodie stesso afferma che la net pocket resta l'idea di cui va più fiero. Muore nel 1934.